“I migliori momenti delle nostre vite non sono quelli di passività, ricettività e rilassamento sono quelli che avvengono tipicamente nel corpo e nella mente di una persona quando sono spinti al loro limite con uno sforzo volontario nel compimento di qualcosa di difficile e degno.” (Mihaly Csikszentmihalyi)
Hai presente quei momenti in cui stai praticando il tuo sport preferito con tanta e tale concentrazione che ti ci perdi? Quando sei così assorbito che, prima di rendertene conto, il tempo è volato via? O quei momenti in cui sei talmente dentro a un libro che non ti accorgi che è ora di svolgere quell’altro impegno?
Puoi immaginare come ti sentiresti a scalare una montagna senza paura? Provaci, ora. Visualizzati mentre sei lì, su quella montagna. La tua attenzione è concentrata sui tuoi movimenti e sul tuo corpo. Sei focalizzato sul respiro che entra ed esce dai tuoi polmoni e sulla sensazione delle rocce sotto i tuoi piedi e le tue mani. Sei completamente assorbito da quello che stai facendo: la tua percezione è amplificata, il tempo sembra rallentare e non trovi traccia di alcuna ansia. Il tuo stato interiore è calmo, concentrato su quello che stai facendo e ti senti bene. Stai vivendo nel QUI E ORA.
La felicità del Flow
Non devi essere un atleta di sport estremi per riconoscere quando la tua mente e il tuo cuore sono in uno stato simile a quello che hai appena immaginato. Un senso di felicità estrema, connessione e armonia pervade il tuo essere. Ti senti in armonia con l’obiettivo, agisci con una precisione e una compostezza che non comprendi completamente, ma che al contempo apprezzi.
Potresti non esserne consapevole, ma ti trovi nello stato di Flow. La maggior parte delle persone può ricordarsi di aver vissuto questo stato. Circa il 90% di noi può facilmente identificare e associare questo stato in una o più attività che ha svolto o svolge regolarmente. Questo perché vogliamo questo stato, ne abbiamo bisogno. Questo stato viene definito con diversi nomi, che dipendono da chi glieli sta dando: può essere “essere in zona” per un atleta, “livello di consapevolezza più elevato” per i buddisti. Può essere avvicinato a quello stato indotto dalla pratica della meditazione zen o anche conosciuta con il nome di Mindfulness in Occidente. La grande tennista Serena Williams ha detto:
“Se riuscite a continuare a giocare a tennis quando qualcuno sta sparando con una pistola in fondo alla strada, allora quella è concentrazione, quello è essere nel Flow.”
È stato il famoso psicologo ungherese Mihaly Csikszentmihalyi a coniare il termine “stato di Flow” nel suo libro intitolato Il Flow. La psicologia della felicità. Descrive lo stato mentale del Flow come
“essere completamente coinvolti in un’attività per il proprio fine. Il tempo vola, l’ego si sgretola. Ogni movimento e pensiero segue inevitabilmente il precedente. Il nostro intero essere è coinvolto, stiamo eseguendo quel compito al massimo delle nostre capacità.”
Diversi studi compiuti su atleti che si trovano “nello stato di Flow” hanno mostrato che le loro onde cerebrali vibrano al confine tra lo stato Alfa e lo stato Theta, operando in maniera del tutto simile alle onde cerebrali di chi è immerso nella meditazione.
Possiamo esperire lo stato di Flow in qualunque attività ci troviamo. Lo sci, il surf, il basket, le arti marziali, la danza, la scrittura, il canto, la pittura o anche gli incontri di lavoro.
Le 8 componenti del Flow
Cosa succede quando ci troviamo nello stato di Flow?
Secondo Csikszentmihalyi ci sono 8 componenti dello stato di Flow. 8 fattori che accompagnano la sua esperienza, non necessariamente in contemporanea.
Componente n.1. Obiettivi chiari
Nello stato di Flow viviamo una grande chiarezza interiore e sappiamo cosa deve essere fatto
Componente n.2. Forte concentrazione e attenzione focalizzata
Siamo completamente coinvolti in quello che stiamo facendo.
Componente n.3. Perdita della sensazione di sé
Ci troviamo ad andare oltre la percezione di noi stessi e superiamo la nostra zona di comfort.
Componente n.4. Senso del tempo distorto
Perdiamo traccia del tempo e siamo completamente focalizzati sul presente.
Componente n.5. Feedback immediato
Vediamo subito i risultati di quanto bene stiamo facendo una cosa.
Componente n.6. Rinnovata competenza
Sappiamo che l’attività è fattibile, che abbiamo le abilità necessarie per completare con successo il compito.
Componente n.7. Controllo personale sulla situazione
Abbiamo una motivazione forte e qualunque cosa produca il Flow diventa una ricompensa in sé.
Componente n.8. Assorbimento
Perdiamo il senso di noi stessi e tutte le nostre preoccupazioni e ansie si dissolvono.
Personalità autotelica
Essere nel Flow significa avere una Personalità Autotelica. È un termine coniato da Csikszentmihalyi, derivante da due parole greche: auto, “per sé”, e telos, “obiettivo”. La personalità autotelica è quella personalità che trova in se stessa il suo fine. Per usare le parole di Aristotele:
“L’uomo libero è colui che è fine a se stesso.”
L’uomo libero – e la donna libera – è nel Flow.
Flow significa anche attività di auto-apprezzamento, attività che viene eseguita non con l’aspettativa di un beneficio futuro, ma semplicemente fine a se stessa.
Le teorie dello psicologo ungherese sono state rinforzate da un cospicuo numero di ricerche scientifiche compiute da un gruppo di ricercatori noto come Genoma Flow.
Comunemente si sostiene che usiamo solo una minima parte del nostro cervello. Questa teoria suggerisce che per aumentare la quantità e la qualità delle performance, dobbiamo lavorare più duramente per utilizzare una percentuale più ampia del cervello. Quello che accade, in realtà, è il contrario.
Quando entriamo nello stato di Flow, viviamo quello che viene chiamata “ipofrontalità transitoria”. Transitorio significa temporaneo, mentre “ipo” è l’opposto di “iper” e significa rallentamento o disattivazione. “Frontalità” indica la corteccia prefrontale del cervello. In definitiva significa: noi disattiviamo per attivare completamente. Queste aree della corteccia che vengono disattivate diventano sede per processi cognitivi superiori, dove noi distinguiamo la differenza tra il Sé e l’altro, il senso del tempo, il nostro dialogo interiore. Ecco perché, quando siamo nel Flow, il tempo sembra rallentare, ci fondiamo con la nostra consapevolezza, diventiamo una cosa sola con quello che stiamo facendo. Sono gli stessi pattern cerebrali che i monaci tibetani attivano durante la meditazione profonda che dà loro la sensazione di essere “una cosa sola con l’universo”.
Nel Flow, le nostre onde cerebrali si trovano al confine tra lo stato Alfa e lo stato Theta, aprono le porte all’ipofrontalità transitoria, all’attivazione completa del potenziale del sé.
Hai presente quei momenti in cui stai praticando il tuo sport preferito con tanta e tale concentrazione che ti ci perdi? Quando sei così assorbito che, prima di rendertene conto, il tempo è volato via? O quei momenti in cui sei talmente dentro a un libro che non ti accorgi che è ora di svolgere quell’altro impegno?
Puoi immaginare come ti sentiresti a scalare una montagna senza paura? Provaci, ora. Visualizzati mentre sei lì, su quella montagna. La tua attenzione è concentrata sui tuoi movimenti e sul tuo corpo. Sei focalizzato sul respiro che entra ed esce dai tuoi polmoni e sulla sensazione delle rocce sotto i tuoi piedi e le tue mani. Sei completamente assorbito da quello che stai facendo: la tua percezione è amplificata, il tempo sembra rallentare e non trovi traccia di alcuna ansia. Il tuo stato interiore è calmo, concentrato su quello che stai facendo e ti senti bene. Stai vivendo nel QUI E ORA.
La felicità del Flow
Non devi essere un atleta di sport estremi per riconoscere quando la tua mente e il tuo cuore sono in uno stato simile a quello che hai appena immaginato. Un senso di felicità estrema, connessione e armonia pervade il tuo essere. Ti senti in armonia con l’obiettivo, agisci con una precisione e una compostezza che non comprendi completamente, ma che al contempo apprezzi.
Potresti non esserne consapevole, ma ti trovi nello stato di Flow. La maggior parte delle persone può ricordarsi di aver vissuto questo stato. Circa il 90% di noi può facilmente identificare e associare questo stato in una o più attività che ha svolto o svolge regolarmente. Questo perché vogliamo questo stato, ne abbiamo bisogno. Questo stato viene definito con diversi nomi, che dipendono da chi glieli sta dando: può essere “essere in zona” per un atleta, “livello di consapevolezza più elevato” per i buddisti. Può essere avvicinato a quello stato indotto dalla pratica della meditazione zen o anche conosciuta con il nome di Mindfulness in Occidente. La grande tennista Serena Williams ha detto:
“Se riuscite a continuare a giocare a tennis quando qualcuno sta sparando con una pistola in fondo alla strada, allora quella è concentrazione, quello è essere nel Flow.”
È stato il famoso psicologo ungherese Mihaly Csikszentmihalyi a coniare il termine “stato di Flow” nel suo libro intitolato Il Flow. La psicologia della felicità. Descrive lo stato mentale del Flow come
“essere completamente coinvolti in un’attività per il proprio fine. Il tempo vola, l’ego si sgretola. Ogni movimento e pensiero segue inevitabilmente il precedente. Il nostro intero essere è coinvolto, stiamo eseguendo quel compito al massimo delle nostre capacità.”
Diversi studi compiuti su atleti che si trovano “nello stato di Flow” hanno mostrato che le loro onde cerebrali vibrano al confine tra lo stato Alfa e lo stato Theta, operando in maniera del tutto simile alle onde cerebrali di chi è immerso nella meditazione.
Possiamo esperire lo stato di Flow in qualunque attività ci troviamo. Lo sci, il surf, il basket, le arti marziali, la danza, la scrittura, il canto, la pittura o anche gli incontri di lavoro.
Le 8 componenti del Flow
Cosa succede quando ci troviamo nello stato di Flow?
Secondo Csikszentmihalyi ci sono 8 componenti dello stato di Flow. 8 fattori che accompagnano la sua esperienza, non necessariamente in contemporanea.
Componente n.1. Obiettivi chiari
Nello stato di Flow viviamo una grande chiarezza interiore e sappiamo cosa deve essere fatto
Componente n.2. Forte concentrazione e attenzione focalizzata
Siamo completamente coinvolti in quello che stiamo facendo.
Componente n.3. Perdita della sensazione di sé
Ci troviamo ad andare oltre la percezione di noi stessi e superiamo la nostra zona di comfort.
Componente n.4. Senso del tempo distorto
Perdiamo traccia del tempo e siamo completamente focalizzati sul presente.
Componente n.5. Feedback immediato
Vediamo subito i risultati di quanto bene stiamo facendo una cosa.
Componente n.6. Rinnovata competenza
Sappiamo che l’attività è fattibile, che abbiamo le abilità necessarie per completare con successo il compito.
Componente n.7. Controllo personale sulla situazione
Abbiamo una motivazione forte e qualunque cosa produca il Flow diventa una ricompensa in sé.
Componente n.8. Assorbimento
Perdiamo il senso di noi stessi e tutte le nostre preoccupazioni e ansie si dissolvono.
Personalità autotelica
Essere nel Flow significa avere una Personalità Autotelica. È un termine coniato da Csikszentmihalyi, derivante da due parole greche: auto, “per sé”, e telos, “obiettivo”. La personalità autotelica è quella personalità che trova in se stessa il suo fine. Per usare le parole di Aristotele:
“L’uomo libero è colui che è fine a se stesso.”
L’uomo libero – e la donna libera – è nel Flow.
Flow significa anche attività di auto-apprezzamento, attività che viene eseguita non con l’aspettativa di un beneficio futuro, ma semplicemente fine a se stessa.
Le teorie dello psicologo ungherese sono state rinforzate da un cospicuo numero di ricerche scientifiche compiute da un gruppo di ricercatori noto come Genoma Flow.
Comunemente si sostiene che usiamo solo una minima parte del nostro cervello. Questa teoria suggerisce che per aumentare la quantità e la qualità delle performance, dobbiamo lavorare più duramente per utilizzare una percentuale più ampia del cervello. Quello che accade, in realtà, è il contrario.
Quando entriamo nello stato di Flow, viviamo quello che viene chiamata “ipofrontalità transitoria”. Transitorio significa temporaneo, mentre “ipo” è l’opposto di “iper” e significa rallentamento o disattivazione. “Frontalità” indica la corteccia prefrontale del cervello. In definitiva significa: noi disattiviamo per attivare completamente. Queste aree della corteccia che vengono disattivate diventano sede per processi cognitivi superiori, dove noi distinguiamo la differenza tra il Sé e l’altro, il senso del tempo, il nostro dialogo interiore. Ecco perché, quando siamo nel Flow, il tempo sembra rallentare, ci fondiamo con la nostra consapevolezza, diventiamo una cosa sola con quello che stiamo facendo. Sono gli stessi pattern cerebrali che i monaci tibetani attivano durante la meditazione profonda che dà loro la sensazione di essere “una cosa sola con l’universo”.
Nel Flow, le nostre onde cerebrali si trovano al confine tra lo stato Alfa e lo stato Theta, aprono le porte all’ipofrontalità transitoria, all’attivazione completa del potenziale del sé.