La verità biologica sul peso corporeo


 

I meccanismi di incremento del peso si radicano nel nostro passato di specie. Di Carrie Kinsley

Pochissimi dietologi e nutrizionisti si soffermano su un concetto fondamentale che ci permette di comprendere la vera funzione delle cellule adipose e il meccanismo del prendere/perdere peso.
In particolare raramente si soffermano sul fatto che le cellule adipose incrementano il nostro peso corpore per il nostro bene. La elasticità ed espandibilità della massa corporea è un meccanismo ancestrale, evolutivo, che ha come fine la nostra conservazione. Le cellule adipose incamerano grassi potenzialmente all’infinito per  rispondere al meccanismo biologico di conservazione della specie.

La funzione vitale del metabolismo
La vita è energia, l’energia è calore, l’interscambio continuo di energia tra organismo e ambiente è il principio regolatore della vita, in una meravigliosa danza di assunzione e rilascio calorico. Così opera il metabolismo, perfettamente integrato al ritmo naturale, ciclico, di inspirazione ed espirazione, energizzazione e rilascio, etc.
Il nostro corpo è una straordinaria caldaia, un serbatoio di calore, un sistema naturale di produzione e di conservazione di energia. Il suo fine è conservare energia per utilizzarla quando c’è penuria.
Il nostro corpo, biologicamente, opera seguendo ancora ritmi evolutivi legati ai nostri progenitori, quando il cibo era scarso, reperibile con grande difficoltà e legato ai cicli stagionali (autunno e inverno-privazione, primavera ed estate-abbondanza). È un processo rapido ed efficientissimo, che implica una straordinaria flessibilità e una mirabolante elasticità, funzionale all’accumulo indiscriminato di riserve caloriche in vista di periodi di penuria imprevedibili.

Il mistero dell’autofagia
Il meccanismo che lo sottende è essenzialmente quello dell’autofagia. In regime di scarsità il nostro organismo inizia a nutrirsi dei lipidi, cioè dei grassi, rilasciati dalle nostre cellule adipose, andando a intaccare le riserve energetiche accumulate con il consumo di cibo e l’accumulo energetico durante i periodi di abbondanza. Prima le cellule grasse, poi le proteine, a cominciare da quelle muscolari, fino a quelle degli organi vitali.
Così funziona il processo di deperimento, anche di morte, per fame.
Diverse ricerche oggi rivelano che anche gli attacchi di fame, che spesso scatenano le abbuffate diurne e notturne e che sono capaci di mandare in fumo intere settimane di disciplina calorica, si inscrivono in questo schema biologico ancestrale. Si pensa che si inneschi nei neuroni proprio un processo analogo di autofagia per cui le cellule si autodistruggono al fine di nutrire le cellule vicine. In questo modo liberano acidi grassi, che però hanno l’effetto di peggiorare notevolmente la situazione di chi sta seguendo un regime alimentare ipocalorico perché accrescono la sensazione di fame.

Schemi ancestrali e controllo volontario
A ben guardare, gli estremismi di obesità e anoressia sono gli effetti del medesimo schema “autofagico”: innescano nel nostro organismo meccanismi e riflessi di estremizzazione, attingendo a quello schema primario di abbondanza-penuria che ci condiziona a un perenne squilibrio. Questo schema primitivo, ereditario, implicava uno squilibrio benefico: il mondo primordiale della pura sopravvivenza era un mondo naturalmente squilibrato, legato ai cicli
ancora violenti di una natura selvaggia non controllata dai processi di civilizzazione.
Quest’ultima è stata assai rapida, se paragonata ai ritmi evolutivi, e oggi il nostro corpo si pone per così dire come l’espressione vivente dell’antica, primigenia dialettica tra natura e cultura.
A fronte di un processo di civilizzazione, di un progresso, che ha fatto enormi salti nella direzione di diffusione del cibo, di sicurezza nel reperimento alimentare e di soddisfacimento dei bisogni primari, i nostri meccanismi biologici ancora non si fidano e ci continuano a proteggere con l’ancestrale meccanismo di conservazione calorica.
La nostra eredità biologica, sommata ai livelli di stress sempre crescenti nel nostro sistema attuale e alle sempre crescenti pressioni e prassi economico-sociali legate al godimento sessuale- alimentare come forma privilegiata di appagamento, creano le condizioni perfette per uno stato di permanente squilibrio alimentare (e sessuale) e per una condizione permanente (o comunque tendenzialmente) di insoddisfazione e infelicità.
Questo significa che siamo vittime? No, significa che saperlo ci aiuta ad aprire gli occhi. E come in Matrix, aprire gli occhi alla consapevolezza è il primo passo verso la libertà.